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18.7.1985
J.W. von Goethe, Incomincia la novella storia [Campagne in Frankreich], Sellerio 1981, p. 155:
Io, in generale, vivevo seguendo il mio istinto, e mi lasciavo condurre dagli eventi; e di ciò, specialmente negli ultimi anni, non m'ero pentito; avevo la particolarità di non pensare mai in anticipo ad una persona che attendevo, né ad un luogo dove dovevo metter piede, ma lasciavo che queste situazioni agissero su di me in modo inaspettato. Il vantaggio che ne deriva è grande: non si è forzati a ritornare su di un'idea preconcetta, a cancellare un'immagine che ci siamo tracciati secondo la nostra fantasia, e ad accogliere al suo posto, a malincuore, la realtà. In cambio, può risultarne l'inconveniente che, in momenti decisivi, siamo ridotti a proseguire inconsapevolmente, a tastoni, senza poterci raccapezzare lì per lì ad ogni situazione interamente imprevista. In seguito alla stessa disposizione di spirito, io non prestavo mai attenzione all'effetto che facevano sulle persone la mia presenza e il mio stato d'animo. Così, spesso rimanevo sorpreso nel vedere che avevo suscitato simpatia o avversione, e persino ambedue contemporaneamente.

21.4.2009
No: la mente. Gioca sporco
sta cercando di incamerare il tutto nelle sue strutture
- che sono solide, e che a y assomigliano davvero molto -
anziché cambiare lei.
Cedere un metro è abbastanza facile, se lo si desidera
cedere l'ultimo millimetro è davvero difficile.
Come a scrivere o dipingere
bisogna non pensare
bisogna abbandonarcisi totalmente.

13.2.2010
Decenni che parlando con amici artisti concettuali insisto che importante è non pensare, e oggi trovo in rete una pagina in spagnolo, Bosque de Bambú, Camino del Haiku (Bosco di bambù, via dell'haiku)...

L'espressione dello zen

Un giorno, un alunno stava prendendo il tè al centro zen di Providence e chiese a Seung Sahn Soen-sa della relazione fra arte e zen.

Soen-sa disse: «Lo zen è comprendere la vita e la morte. Perché vivi?»
L'alunno rispose: «Non lo so».
Soen-sa disse: «Perché dovrai morire?»
L'alunno si strinse nelle spalle.

Soen-sa disse: «Sulla terra la gente vive e muore senza comprendere il significato della vita e della morte. Quando sei nato, sei nato e basta. Mentre uscivi dal ventre di tua madre, non hai detto: "Adesso sto entrando nel mondo, aiutami". Sei semplicemente arrivato, senza chiedere di nascere e senza sapere perché nascevi.
«Lo stesso succede con la morte. Quando muori, muori e basta. Non hai libertà di scegliere.

«Lo zen è il grande lavoro della vita e della morte. Cartesio disse: "Penso, dunque sono". Penso, quindi ho vita e morte; non penso, quindi non ho vita né morte.
«Sicché vita e morte sono create dal nostro stesso pensiero. Esistono poiché col pensare diamo loro esistenza e smettono di esistere quando smettiamo di pensare.
«Se pensi, la tua mente, la mia mente e la mente di tutti sono distinte. Se non pensi, la tua mente, la mia mente e la mente di ogni persona sono la stessa...».

L'alunno lo interruppe dicendo: «Non sono né distinte né la stessa. Queste parole sono solo pensiero».

Soen-sa disse: «Se elimini ogni pensiero, questa mente è precedente al pensiero. Se tu mantieni la mente precedente al pensiero e io conservo la mente anteriore al pensiero, noi due ci trasformiamo in una sola mente, esatto?»

L'alunno rispose: «Se eliminiamo ogni pensiero, non c'è mente».

Soen-sa rise e disse: «Molto bene. Non c'è mente. Però il suo nome è Mente Una. Prima del pensiero non ci sono né parole né lingua, né vita né morte. Dunque, qual è il tuo vero io?»
L'alunno rimase in silenzio.
Soen-sa disse: «Lo zen è comprendere il tuo vero io. Devi chiederti "Che cosa sono io?". Devi mantenere questa grande domanda e sopprimere ogni pensiero. Quando comprenderai la domanda, comprenderai te stesso.

«Socrate era solito passeggiare per Atene dicendo ai suoi discepoli, Dovete conoscere voi stessi.
«Una volta una persona gli chiese: Tu conosci te stesso?
«Socrate rispose: No, però so questo, di non sapere.

«Lo zen è lo stesso, è non-sapere, è non-pensiero. Che cosa sono? Questo è il tuo vero io. Quando comprendi te stesso, è molto facile dipingere o scrivere poesia, o fare calligrafia, la cerimonia del tè, o il karate. Dipingi senza sforzo, scrivi senza sforzo. Perché?

«Quando stai dipingendo o scrivendo o portando a compimento un'azione qualunque, sei totalmente assorto in essa. Stai dipingendo e basta, scrivendo e basta. Nessun pensiero si interpone fra te e la azione. C'è solo l'azione senza pensiero. Questa è la libertà.

«Se pensi, la tua mente si allontana dalla tua azione e il fluire della tua pittura o della tua scrittura si blocca, la cerimonia del tè è rigida o goffa.

«Se non pensi, ti unisci alla tua azione, sei il tè che stai bevendo, sei il pennello con il quale stai dipingendo. Il non-pensiero è anteriore al pensiero. Sei l'intero universo, l'universo non è altro che te stesso. Questa è la mente zen, mente assoluta. Ti trovi oltre lo spazio e il tempo, oltre le dualità dell'io e l'altro, il bene e il male, la vita e la morte. La verità è così, semplicemente. Sicché quando una persona zen sta dipingendo, l'intero universo è nella punta del suo pennello.

«C'era una volta un grande poeta giapponese di nome Basho. Era un giovane molto intelligente e aveva studiato molti sutra. Credeva di comprendere il buddismo.

«Un giorno andò a trovare il maestro zen Takuan. Parlarono a lungo. Quando il maestro diceva qualcosa, Basho rispondeva diffusamente, citando i sutra più profondi e complessi.

«Il maestro disse: Sei un grande buddista, un grande uomo. Comprendi tutto. Tuttavia, per tutto il tempo in cui abbiamo parlato, hai usato solo le parole di Buddha o di eminenti maestri. Non desidero udire le parole di altre persone, desidero udire le tue stesse parole, le parole del tuo vero io. Ora, svelto, dimmi una frase tua.

«Basho rimase senza parole. La sua mente iniziò a funzionare rapidamente. Cosa posso dire? Le mie proprie parole... Quali possono essere? Passò un minuto, poi due, poi tre.

«Allora il maestro disse: Credevo che tu comprendessi il buddismo. Perché non puoi rispondermi? Il volto di Basho arrossì. La sua mente si arrestò di colpo. Non poteva muoversi né a destra né a sinistra, né avanti né indietro. Si trovava di fronte a una parete impenetrabile. In quel momento, solo il vasto vuoto. All'improvviso si udì un rumore nel giardino del monastero. Basho si volse verso il maestro e disse:

Vecchio stagno
salta la rana
suono dell'acqua

«Il maestro scoppiò a ridere e disse: Molto bene! Queste sono le parole del tuo vero io!

«Anche Basho rise.

«Tempo dopo, Basho si trovava a Matsushima, uno dei luoghi più belli del Giappone, dove si stava tenendo un concorso di poesia. Erano accorsi poeti di tutto il paese. Scrissero elogi alla bellezza del campo, del maestoso Fuji coperto di neve, del brillante specchio della superficie del lago, delle barche che volavano sull'acqua come maestosi uccelli bianchi, ecc. ecc.

«Basho scrisse solo tre linee:

Matsushima...
ah Matsushima,
Matsushima!

«Questo è un poema zen. Non usa linguaggio poetico o immagini. Non vi è pensiero. Io sono Matsushima, Matsushima non è altro che me.

«Come nello zen non vi è dentro o fuori. Vi è solo la Mente Una, che è semplicemente così. Questa è la vita di tutte le arti ed è la vita dello zen».

Tratto dal libro di Seung Sahn Soen-sa, Gettando cenere sul Buddha.

La expresión del Zen

Un día, un alumno fue a tomar té al centro Zen de Providence y preguntó a Seung Sahn Soen-sa sobre la relación entre el arte y el Zen.

Soen-sa dijo: el Zen es entender la vida y la muerte. ¿Porque vives?
El alumno contestó: ¡No sé!
Soen-sa dijo: ¿Porque tendrás que morir?
El alumno se encogió de hombros.

Soen-sa dijo: "La gente vive y muere en la tierra sin comprender el significado de la vida y de la muerte. Cuando naciste, solo naciste. No dijiste, mientras salías del vientre de tu madre: "Ahora estoy entrando en el mundo. Ayúdame". Solo viniste, sin querer nacer y sin saber porque nacías. Lo mismo pasa con la muerte. Cuando mueres, solo mueres. No tienes libertad de elección".

"El Zen es el gran trabajo de la vida y de la muerte. Descartes dijo: "Pienso, luego existo". Pienso, por lo tanto tengo vida y muerte; no pienso, por lo tanto no tengo vida ni muerte.

Así que la vida y la muerte son creadas por nuestro propio pensamiento. Existen porque al pensar le damos existencia y dejan de existir cuando dejamos de pensar. "Si piensas, tu mente, mi mente y la mente de todo el mundo son distintas. Si no piensas, tu mente, mi mente y la mente de todas las personas son la misma..."

El alumno interrumpió y dijo: no son distintas ni son la misma. Estas palabras son solo pensamiento.

Soen-sa dijo: Si. Si eliminas todo pensamiento, esta mente es anterior al pensamiento. Si tú mantienes la mente anterior al pensamiento y yo conservo la mente anterior al pensamiento, los dos nos convertimos en una sola mente, ¿de acuerdo?

El alumno contestó: si eliminamos todo pensamiento, no hay mente.

Soen-sa rió y dijo: muy bien. No hay mente. Pero su nombre es Mente Una. Antes del pensamiento no hay palabras ni habla, ni vida ni muerte. Por lo tanto, ¿cual es tu verdadero yo?

El alumno permaneció en silencio.

Soen-sa dijo: El Zen es entender tu verdadero yo. Tienes que preguntarte ¿qué soy? Tienes que mantener esta gran pregunta y suprimir todo pensamiento. Cuando entiendas la gran pregunta, te entenderás a ti mismo.

"Sócrates solía pasear por Atenas diciendo a sus estudiantes, tenéis que conoceros a vosotros mismos. Una vez una persona le preguntó: ¿Te entiendes tú a ti mismo? Socrates contestó: No. Pero entiendo esto, no saber.

El Zen es lo mismo, es no-saber, no-pensamiento. ¿Qué soy? Este es tu verdadero yo. Cuando te entiendes a ti mismo, es muy fácil pintar o escribir poema, o hacer caligrafía, la ceremonia del té o Kara-te. Pintas sin esfuerzo; escribes sin esfuerzo; ¿Porqué? Cuando estás pintando o escribiendo o llevando a cabo cualquier acción, estás totalmente absorto en ella. Estás solamente pintando, solamente escribiendo. Ningún pensamiento se interpone entre tú la acción. Solo hay la acción sin pensar.Esta es la libertad.

Si piensas, tu mente se aleja de tu acción y el fluir de tu pintura o tu escritura se bloquea, tu ceremonia del té es rígida o torpe. Si no piensas, te unificas con tu acción, eres el té que estás bebiendo. Eres el pincel con el que estás pintando. El no-pensamiento es anterior al pensamiento. Eres el universo entero; el universo no es otro que tú. Esta es la mente Zen, mente absoluta. Estás mas allá del espacio y del tiempo, mas allá de las dualidades del yo y el otro, lo bueno y lo malo, la vida y la muerte. La verdad es así simplemente. Así que, cuando una persona Zen está pintando, el universo entero está en la punta de su pincel.

Hubo una vez un gran poeta japonés llamado Bashô. Era un joven muy inteligente y había estudiado muchos Sutras. Creía entender el budismo.

Un día, fue a visitar al maestro Zen Takuan. Hablaron durante largo tiempo. Cuando el maestro decía algo, Bashô respondía extensamente, citando los Sutras mas profundos y difíciles. Finalmente, el maestro dijo: eres un gran budista, un gran hombre. Lo entiendes todo. Sin embargo, en todo el tiempo que hemos estado hablando, sólo has usado las palabras de Budha, o de maestros eminentes. No quiero oír las palabras de otras personas. Quiero oír tus propias palabras, las palabras de tu verdadero yo. Ahora, rápido, dime una frase propia.

Bashô se quedó sin habla. Su mente comenzó a funcionar rápidamente. ¿Qué puedo decir? Mis propias palabras... ¿Cuales pueden ser? Pasó un minuto, luego dos, luego diez. Entonces el maestro dijo: creía que entendías el budismo. ¿Porqué no puedes responderme? La cara de Bashô enrojeció. Su mente se detuvo en seco, no podía moverse ni hacia la derecha ni hacia la izquierda, ni adelante ni atrás. Estaba frente a una pared impenetrable. Entonces, solo el vasto vacío. De repente se oyó un ruido en el jardín del monasterio. Bashô se volvió hacia el maestro y dijo:

Viejo estanque...
salta la rana...
sonido del agua...

El maestro rió fuerte y dijo: ¡Muy bien! ¡Estas son las palabras de tu verdadero yo!

Bashô también rió.

Más tarde, Bashô fue a Matsushima, uno de los lugares mas maravillosos del Japón, donde se estaba celebrando un concurso de poesía. Habían acudido poetas de todo el país. Escribieron elogios a la belleza del campo, la del majestuoso monte Fuji cubierto de nieve, la del brillante espejo de la superficie del lago, la de los veleros volando sobre el agua como majestuosos pájaros blancos, etc. etc.

Bashô escribió solo tres líneas:

Matsushima...
ah Matsushima,
¡Matsushima!

Este es un poema Zen. No usa lenguaje poético o imágenes. En él no hay pensamiento. Yo soy Matsushima, Matsushima no es otro que yo.

Así que en el Zen no hay dentro ni fuera. Solo hay la Mente Una, que es así simplemente. Esta es la vida de todas las artes y es la vida del Zen.

Tomado del libro de Seung Sahn Soen-sa: "Tirando cenizas sobre el Budha"
Bosque de Bambú, Camino del haiku